Quale? Verrebbe spontaneo domandarsi. Potremmo rispondere:” Quella di uomini comuni, che in preda ad una circostanza della vita si trovano a vivere numerati e controllati in un regime dominato da ‘sapienti’, all’interno dell’immobilità e dell’ordine voluto dalle istituzioni. Ma come ognuno di noi sa, anche in tali momenti, vi è un angolo d’irrazionale e di saggia follia: il ridere di sé e di come siano andate le cose; di un destino avverso impossibile da cambiare, laddove domina la miseria e la fame in una famiglia con otto fratelli, in case popolari del quartiere Spagnoli di Napoli.
Gennaro, personaggio vivace e intelligente, ma completamente ignorante dal punto di vista scolastico, cerca di trovare strategie per affrontare i ‘sapienti’, che ai suoi occhi sono persone potenti e molto lontane dal suo mondo: fatto di stenti e dell’arrangio di ogni giorno. La commedia in un solo atto, sviluppa la trama della vita di Gennaro, offrendo allo spettatore una parodia che nasce all’interno di una cella del carcere di Poggio Reale, per poi svilupparsi fuori, in un carosello folcloristico di musiche napoletane e di immagini della bella Napoli. Di una Napoli dimenticata e non voluta dalla modernità, vera e ricca di valori umani, che continua a vivere e pulsare nel cuore di persone che come Gennaro, si trovano a combattere un mondo fatto di leggi e di cliché burocratici. Dal drammaquotidiano della miseria, nasce l’arguzia e l’ironia che, Gennaro, in vesti di Pulcinella , sarà in grado di rappresentare attraverso piacevoli ricordi, mettendo a nudo l’animo artistico napoletano ricco di sentimento, di musica e di poesia.